Paolo Fadda


da La Nuova Sardegna
9 luglio 2007

«Il leader del Pd?
Non chi governa»


Parla il segretario
regionale
della Margherita

di Filippo Peretti

— Paolo Fadda, la Margherita, come i Ds, ha chiesto la verifica politica e programmatica e, come conseguenza, il rafforzamento della giunta. Perché siete contrari al cosiddetto mini-rimpasto che sembra l’idea di Renato Soru?
«I sardi non capirebbero perché per otto mesi due assessorati sono rimasti ad interim. Semplici sostituzioni potevano essere fatte subito».

— E se il presidente andasse avanti per la sua strada?
«Sarebbe una di quelle decisioni che non possono essere valutate solo da un segretario. A pronunciarsi sarebbero gli organi collegiali del partito».

— Lei personalmente cosa ne pensa?
«Che sarebbe un grave errore politico. E per questo credo che il presidente non lo farà».

— C’è bisogno di una maxi-verifica?
«Oggi più di ieri».

— Perché?
«Da tempo diciamo che c’è bisogno di ridare slancio politico e programmatico alla coalizione e alla giunta».

— E oggi l’esigenza è più pressante?
«Certo. Ora non c’è neppure un’esatta definizione della maggioranza».

— Per la posizione dell’Udeur?
«Sì, e non solo. E’ necessario che ci sia chiarezza».

— Spetta al presidente?
«E ai partiti. Il presidente ha la responsabilità collegiale, i partiti decidono le loro alleanze. Quindi serve un preliminare confronto».

— Ci possono essere delle novità sulle alleanze?
«Spero non negative».

— Come evitarle?
«Coinvolgendo nella verifica e nell’azione di giunta tutti i partiti che hanno contribuito a vincere le elezioni del 2004».

— E novità positive?
«Auspico un allargamento?».

— A chi?
«Al Psd’Az. Siamo alleati in Comuni e Province, perché non riaprire il dialogo alla Regione?».

— Oltre che la definizione della maggioranza politica, quali altri temi dovrebbe affrontare la verifica?
«La strategia programmatica degli ultimi due anni di legislatura».

— Cosa non va?
«Dobbiamo capire tutti assieme le ragioni del malessere sociale e decidere cosa fare».

— Il malessere che lei ha denunciato al congresso?
«E che purtroppo, dico purtroppo, è stato confermato dal recente dato elettorale».

— Sarà sufficiente indicare le priorità?
«No».

— Cosa occorre?
«I partiti e i consiglieri regionali hanno necessità di sentirsi protagonisti in modo da poter valorizzare il lavoro comune, compreso quello della giunta. Penso poi all’esigenza di migliorare il confronto con le parti sociali».

— C’è invece l’impressione che Soru voglia rimarcare il proprio primato?
«Nessuno mette in discussione il ruolo del presidente».

— E allora?
«Non è utile neanche al presidente la delegittimazione dei partiti».

— In che cosa l’avverte?
«Quando gli alleati chiedono aggiustamenti anche su singoli temi e non succede niente».

— Quali aggiustamenti sono stati proposti e non accolti?
«Si possono fare tanti esempi».

— Ne faccia qualcuno.
«Penso ai vincoli nei centri storici o alle tasse estese agli emigrati. Come fanno i partiti a difendere i provvedimenti se le loro proposte non sono state recepite».

— La responsabilità decisionale è comunque della giunta.
«I partiti sono indispensabili nella ricerca del consenso anche sugli atti di governo, sentono gli umori della gente e possono dare indicazioni utili».

— I partiti potrebbero essere però accusati di volere un cambiamento più radicale perché puntano alle poltrone.
«Non abbiamo chiesto poltrone, abbiamo chiesto una verifica politica. Non siamo noi a voler partire dalla scelta degli assessori. Anzi, diciamo che è sbagliato».

— Si parla, però, dell’ingresso di Eliseo Secci, esponente della Margherita.
«Per noi deve esserci la verifica. Sarebbe davvero curioso che si facciano prima le nomine. Non abbiamo richieste da fare, credo che il presidente abbia il potere e la responsabilità di decidere».

— La verifica incide nella fase costituente del Partito democratico?
«Penso di sì. Con i Ds troveremo nuovo slancio e una linea unitaria per il 14 ottobre e quindi per ragionare e decidere assieme già sulla verifica».

— Soru sarà il candidato alla guida del Pd sardo?
«Non era stato il presidente a chiedere ai partiti di fare passi indietro?

— Cosa vuole dire?
«Mi sembrerebbe contradditorio identificare il presidente con il segretario del maggior partito della coalizione».

— La distinzione di ruoli come deciso per Prodi?
«Mi sembrerebbe coerente».

— E per la candidatura alle elezioni del 2009?
«Mi attengo alla linea del congresso della Margherita».

— Le primarie?
«Sarà il Partito democratico con tutti gli alleati a decidere il candidato. Il metodo ormai diffuso, certo, è quello delle primarie