Riccardo Illy


da La Nuova Sardegna
del 19 gennaio 2006

«Liste civiche?
L’isola è avanti»


«Superata la ritrosia, ora anche Soru ha deciso di impegnarsi»

di Filippo Peretti

— Presidente Illy, un mese fa a Roma si disse favorevole all’organizzazione delle liste civiche alle elezioni politiche. E’ sempre di questo avviso?
«Certo, dissi che era opportuno per cambiare segno nel governo nazionale. La mia opinione si è nel frattempo rafforzata».

— Per quale ragione?
«Se all’epoca una vittoria del Centrosinistra non era scontata, oggi lo è men che meno».

— Pessimista?
«No, ma da allora si sono verificati alcuni incidenti, come il caso Unipol strumentalizzato dal Polo, che non fanno che confermare il bisogno di un ulteriore sostegno alla candidatura di Prodi».

— L’attuale coalizione dell’Unione non è all’altezza?
«Il punto è che molti cittadini, pur credendo Prodi il candidato premier più adatto e pur sostenendo l’Unione e sperabilmente anche il suo programma non appena sarà completato, non si identificano in nessuno dei partiti della coalzione. A livello comunale, provinciale e regionale le liste civiche hanno dimostrato di saper ben intercettare questo voto e interpretare poi la rappresentanza di quei cittadini».

— Liste civiche sia alla Camera sia al Senato?
«Sarebbe l’ideale. Proprio in queste ore i coordinatori stanno esaminando il livello di organizzazione di ogni territorio in modo da valutare la possibilità di presentarci ovunque sia alla Camera sia al Senato o eventualmente presentarci solo in alcune regioni per il Senato. Cosa, comunque, assolutamente indispensabile».

— Perché?
«Ci sono molte proiezioni che, per via di questa nuova legge elettorale, danno il Centrosinistra vincente alla Camera ma soccombente o con un margine di vantaggio risicato al Senato. E’ quindi necessario un sostegno ulteriore».

— In quali regioni è scontata la presenza delle liste civiche almeno al Senato?
«Tra queste c’è la Sardegna. Poi il Lazio, le Puglie, il Friuli Venezia Giulia e altre».

— Ci sarà anche l’impegno di Renato Soru?
«Non ne abbiamo parlato, spero proprio di sì. Ho letto qualche tempo fa di una sua certa ritrosia, ma negli ultimi giorni mi sembra di aver capito che si sia convinto a impegnarsi».

— Lei si candiderà?
«No. C’è l’incompatibilità e devo guidare la Regione. Non mi sembra opportuna una candidatura civetta, non mi piace. Mentre sono disponibile a fare da testimonial, e non solo in Friuli Venezia Giulia».

— Rilanciate le liste civiche perché avete sfiducia nei partiti?
«Non parlerei proprio di sfiducia, no. E’, come ho detto, che ci sono elettori che non si riconoscono nei partiti della coalizione. Alcuni votano comunque, altri stanno a casa. Ora, soprattutto con qesta legge elettorale, è indispensabile non perdere neanche un voto. In più le liste civiche danno il vantaggio di favore l’impegno diretto in politica anche di persone che non sono disponibili a farlo nei partiti».

— L’Unione è composto di nove sigle: qual è il problema che impedisce a tanti a riconoscersi almeno in una?
«Pur essendo tanti, i partiti si diversificano spesso su temi secondari e molto populistici, spesso non a favore di qualcosa ma contro. Ad esempio le opere pubbliche, come le linee ferroviarie. Sono prese di posizione che non intercettano il voto di cittadini moderati, ragionevoli, razionali. In altri casi ci sono partiti fotocopia, divisi solo da rivalità personali talmente forti da aver provocato delle scissioni».

— Sulla lista unitaria anche al Senato eravate d’accordo con Prodi?
«Certamente sì».

— Ma non c’è il rischio di perdere, proprio al Senato, quei voti che più partiti possono invece garantire?
«In teoria sì, ma sarebbe il danno minore. La cosa peggiore mi sembra quella di presentarsi in maniera diversa alla Camera e al Senato. Una cosa folle, come se un’impresa presentasse lo stesso prodotto con due marchi diversi. Inconcepibile. Quanto ai voti che si perderebbero, le liste civiche potrebbero recuperarli. E favorire anche un travaso di voti dal Centrodestra, intercettando l’elettorato più moderato, come è avvenuto in tutte le regioni».

— E’ preoccupato dalle continue tensioni tra Prodi e i partiti?
«Un rapporto dialettico è fisiologico. Ma in tanti anni hanno dimostrato capacità di fare sintesi e di trovare accordi».

— Ce la faranno anche stavolta?
«Sono sicuro che ci sarà accordo anche stavolta».

— Ma i partiti hanno detto di opporsi alle liste del presidente.
«Vorrei vederli a dire di no una volta che abbiamo raccolto le firme e formato le liste. I loro sono ragionamenti che non stanno in piedi e che danno la misura delle difficoltà del momento».

— E se insistessero sul veto?
«Rischierebbero di avere molti voti, forse quelli decisivi, fuori dalla coalizione. E non credo che vogliano perdere».

— Qual è il suo rapporto con il collega presidente e imprenditore Soru?
«Buono e proficuo, anche se sinora non abbiamo avuto tante occasioni di incontro».

— Il giudizio su Soru governatore?
«Ha conseguito risultati importanti in un tempo stretto e su temi molto sentiti. Penso alla tutela delle coste, alle basi militari».

— E la proposta di tassare case e yacht dei non residenti?
«Vorrei approfondirla, anche perché mi pare che rischi di essere anticostituzionale».

— Soru è spesso in lotta con i partiti. Lei ha problemi con gli alleati?
«Ho cercato di risolverli a monte, facendo, come si dice, patti chiari: abbiamo dedicato molto tempo a fare un programma dettagliato, abbiamo discusso preventivamente i criteri della legge elettorale e dell’attribuzione delle diverse competenze istituzionali e politiche. Così nessuno può forzare la mano».

— Il risultato?
«Le cose procedono».

— In un anno avete approvato il nuovo Statuto.
«E’ stato fatto un buon lavoro. Purtroppo alla fine l’opposizione si è sfilata. Attendiamo da un anno il via libera del Parlamento. E’ anche per questo che ci interessa che cambi la maggioranza nazionale».