Michele Piras


da La Nuova Sardegna
1 febbraio 2009

«Sì all’industria verde
e per i più deboli
il reddito assicurato»


di Filippo Peretti

CAGLIARI. Michele Piras, 36 anni, non è di quei politici che amano le battute, da segretario regionale di Rifondazione comunista ha per giunta un compito non facile per via delle nuove divisioni a sinistra, ma sta facendo una campagna elettorale con un sorriso stampato sul viso: dieci giorni fa è diventato padre di Nicolò. E così dorme anche meno degli altri candidati.

— Michele Piras, uno dei temi forti delle elezioni è il lavoro. Qual è il vostro bilancio della legislatura?
«Noi ci siamo caratterizzati proprio come il partito del lavoro».

— Giorgio La Spisa, leader consiliare di Forza Italia, dice che con voi sono aumentate disoccupazione e povertà. Cosa risponde?
«Non per colpa della giunta, c’è una crisi globale».

— Come affrontarla?
«La Spisa forse pensa che basti la social card di Berlusconi, noi no».

— Riproponete il reddito di cittadinanza?
«Certo, il welfare regionale è l’unica cosa che consente ai sardi di non emigrare».

— Le risorse ci sono?
«Sì. C’è la fiscalità generale, ci sono i fondi regionali, comprese le future entrate».

— La Spisa vi accusa di assistenzialismo.
«Che accusa è? Assistenza non è una parolaccia».

— Ma non è detto che crei sviluppo.
«Con una crisi che ricorda quella del ’29, a disoccupati, precari e cassintegrati va assicurata una vita dignitosa».

— E la prospettiva del lavoro?
«Il reddito di cittadinanza è funzionale anche al nuovo piano di rinascita».

— Su che cosa si basa?
«Sull’industria verde».

— Con quali posti di lavoro?
«Parliamo di risanamento ambientale, di bonifiche, di riconversione dei siti industriali, di energie rinnovabili...».

— L’industria verde cosa produce, in concreto?
«Guardi la Carbosulcis: stanno studiando come eliminare l’emissione di Co2 nell’aria, sono tecnologie esportabili in tutto il mondo».

— La grande industria tradizionale può dare prospettive?
«Non crediamo nell’industria pesante come nei decenni precedenti».

— Su che cosa puntare?
«La rinaturalizzazione dell’isola ci dà la possibilità di valorizzare ambiente, identità culturale, archeologia, prodotti locali».

— Sul piano politico, da uno a dieci che voto dà alla giunta Soru?
«Sei e mezzo».

— Migliorabile?
«Sì, e molto».

— A chi il voto più alto?
«Alle politiche ambientali e del territorio».

— L’insufficienza più grave?
«Il sociale e il lavoro».

— Bocciato proprio il vostro assessore?
«Ha fatto il possibile, ma da soli si può fare poco».

— E’ stato quindi un limite della coalizione?
«Servivano più determinazione e coraggio».

— Un merito del vostro assessore?
«La conferenza sull’occupazione è un fatto storico. Poi ha previsto ingenti risorse e ha seminato bene».

— Lei è di Borore. Da Macomer e Ottana la crisi è grave. Alternative?
«Riconvertire le industrie dismesse, investire sulle risorse locali legate all’ambiente».

— Agricoltura e pastorizia?
«Sì, penso a prodotti sani per grandi esportazioni».

— Idea non nuova.
«Bisogna finalmente costruire un sistema di rete, verticalizzare le produzioni».

— A luglio in Sardegna ci sarà il G8 ma voi siete contrari. Perché?
«E’ uno strumento superato, come dimostra la crisi».

— Ma infatti sarà anche G14 e G20.
«Noi siamo per il G-tutti. La logica dei grandi è solo di potere e ingiustizia su scala globale».

— Se vincete i vostri rappresentanti istituzionali andranno con Soru al G8?
«Io penso che sarebbe meglio non andare».

— Eppure il G8 si farà in una base militare dismessa.
«Un grande risultato ma ancora insufficiente».

— Volete l’abolizione totale?
«Il presidente propone di negoziare, noi vogliamo la liberazione della Sardegna da tutte le basi».

— Oltre la politica ambientale, quali sono le cose migliori fatte da Soru?
«La moralizzazione della politica e delle istituzioni, la riforma della pubblica amministrazione».

— Una proposta per ridurre i costi della politica?
«Tagliare il numero dei consiglieri regionali: da 80 a 60».

— Lo chiede anche Soru.
«Anche su questo è infatti un ottimo interlocutore».

— Cosa pensa di Cappellacci?
«E’ l’ombra del presidente del consiglio. Non ho ancora capito cosa propone».

— Qual è il vostro rapporto con il Pd?
«Un’alleanza competitiva».

— Lo sbarramento del 4% alle europee?
«Se il Pd fa un accordo col Pdl non favorisce certo rapporti distesi con noi».

— La crisi della sinistra è irreversibile?
«E’ reversibilissima con un minimo di senso di responsabilità e con grandi idealità».

— Invece fa l’errore di dividersi. Come superarlo?
«Ripartendo dal territorio, dal popolo, come facciamo noi con la sinistra federale».