Pierluigi Bersani (2010)

"La riscossa è già partita dalla Sardegna"

Cautela su Veltroni ma richiami all’unità,
duro attacco a Berlusconi e Cappellacci
«Noi siamo un partito che discute,
le risse sono altra cosa»

di Filippo Peretti

CAGLIARI. «Prima o poi le elezioni anticipate ci saranno a causa dei fallimenti di Berlusconi e Cappellacci. Noi siamo pronti, a Roma come a Cagliari, e la nostra riscossa è partita proprio alle provinciali sarde». Un Pierluigi Bersani durissimo col centrodestra ha partecipato ieri alla giornata più affollata della festa democratica. Il segretario ha usato toni soft sui temi caldi del Pd ma pretendendo «rispetto sulla linea politica». Ed è stato intervistato dai giornalisti in una conferenza stampa.

— Bersani, perché in Sardegna la vostra festa nazionale degli enti locali?
«Le elezioni provinciali sarde, che sono state l’ultimo sondaggio fatto in Italia con voti veri, hanno detto che siamo in condizioni di realizzare la riscossa. Abbiamo la forza di ribaltare i pronistici. L’anno prossimo si voterà anche al Comune di Cagliari. Aspettatevi sorprese».

— Giustificherebbe un’alleanza con i centristi moderati?
«Io sono al servizio del Pd sardo, che ha un buon manico. Sono loro a decidere. Sul piano generale siamo interessati a non chiuderci in casa. Vogliamo provocare un risveglio civico, coinvolgere personalità in grado di dare una mano. Le alleanze si vedranno, senza pregiudizi».

— Neanche con Fini? Riuscirà a convincere tutto il Pd sull’alleanza con l’ex delfino di Almirante?
«Non ho bisogno di convincere nessuno perché la nostra linea di governo c’è già: il nuovo Ulivo. Sulle regole per la democrazia, per la giustizia uguale per tutti, sulla riforma della legge elettorale siamo pronti a discutere anche con Fini e i finiani. Vedremo se sono coerenti con le cose che hanno detto».

— Come giudica la situazione politica sarda?
«Molto critica. Come dice Silvio Lai, è unacrisi latente. E non può essere altrimenti».

— Perché?
«C’è un parallelismo con il caso nazionale: il centrodestra è capace di raccogliere consenso attorno a un capo che promette ma poi non riesce a governare. La crisi del berlusconismo sta proprio nella distanza stellare tra parole e fatti. E c’è pure dell’altro».

— Che cosa?
«L’ombra del capo apre a contraddizioni, comportamenti scorretti, persino al malaffare. E’ la politica dell’amico dell’amico, del business, delle leggi ad hoc. Non regge più, ma avverto: attenti ai colpi di coda».

— Cappellacci dice con con la verifica e il rimpasto alla Regione ci sarà un rilancio.
«Lo escludo. In politica i ritocchi, i cerotti, non servono. Come per Berlusconi: se uno non sa governare, lasci spazio ad altri».

— La Marcegaglia ha detto che in Parlamento non c’è più maggioranza.
«Spero che quella della Marcegaglia non sia una felice battuta ma una presa d’atto. Sarebbe la benvenuta».

— In ritardo?
«Sin qui non è stato solo il governo a negare la crisi. Negli ultimi due anni l’Italia ha perso il doppio della ricchezza rispetto agli altri e non era solo il governo a dire che stavamo meglio degli altri».

— Per colpa dell’assenza del ministro dello Sviluppo economico?
«Non che quando c’era..., ma questo caso dimostra il disinteresse verso i problemi reali. Il premier, ministro a interim, è andato il primo giorno a salutare il personale e poi in quattro mesi neanche una telefonata. Non che io intercetti, ma quel ministero un po’ lo conosco. E sapete qual è la cosa più grave».

— Quale?
«E’ che quel ministero di fatto non esiste più. L’aveva pensato Prodi come seconda gamba, al pari di quella delle Finanze, per sostenere lo sviluppo economico attraverso l’innovazione e la ricerca. E’ il modello tedesco e la ripresa della Germania si regge proprio su questo».

— Veniamo al Pd. C’è chi parla di rottamare tutti i dirigenti.
«La mia segreteria è fatta di quarantenni, il 62 per cento dei nostri diecimila amministratori locali ha tra i trenta e i quarant’anni, l’età che avranno i segretari che saranno eletti tra poco da 83 congressi provinciali».

— E la sua generazione?
«Siamo qui con il compito di far girare la ruota, di consegnare il partito, nato da culture diverse, a chi ci sta crescendo».

— Ma in tv ci vanno solo i big.
«La televisione non scommette sui giovani, e sbaglia, prende l’usato sicuro. Ma non vale solo per noi. Io manderei volentieri i nostri bravissimi dirigenti più giovani».

— Come funziona la selezione dei dirigenti?
«Io voglio premiare il merito, ma anche il rapporto di affetto e di servizio con la ditta, oltre che la capacità di usare toni giusti e di rispettare chi ci ha consentito di arrivare sin qui».

— E’ riesplosa, anche da voi, la questione femminile.
«La conferenza programmatica delle donne rilancerà la scelta transitoria delle quote rosa, non solo in politica ma anche nei consigli di amministrazione degli enti pubblici».

— Lei parteciperà alle primarie di coalizione?
«Se serve ci sono. Sono al servizio della ditta».

— Anche Veltroni è un usato sicuro che dovrà farsi da parte?
«In un collettivo si è tutti utili, ma, attenzione, in un partito democratico come il nostro si possono avere visioni diverse, si deve discutere senza temere, come altrove, di essere bastonati dal padrone, ma poi segue la linea».

— Teme che Veltroni possa provocare la scissione?
«Non esiste».

— Ci saranno le elezioni anticipate?
«Prima o poi sì. E’ difficile andare avanti così per altri tre anni».

— Berlusconi dice che le temete.
«Noi siamo pronti, sono loro che le hanno tirate fuori e poi rimesse in tasca. Ma sia chiaro che se ci saranno avranno un padre e una madre, cioè Berlusconi e la crisi del centrodestra».

— E il governo di transizione?
«Confermiamo la nostra disponibilità».

— Perché tanti scontri nel Pd?
«Negli altri partiti italiani ci sono leadership personali e non si discute. E vengono criticati per questo. Noi discutiamo da democratici e ci accusano di fare risse».

— Risse o no, ma gli scontri ci sono.
«Appena il 5 per cento del nostro tempo è occupato dalle questioni interne. Però sui giornali non si parla d’altro».

— La Lega vi ha sorpassato nel radicamento?
«A noi la Lega ci fa un baffo. Abbiamo fatto oltre duemila feste del Pd, abbiamo diecimila amministratori locali, dappertutto nascono nuovi circoli».

— Cosa pensa della campagna acquisti in Parlamento?
«Spero che quella del Milan dia risultati migliori. Certo, lo scandalo è che ormai le compravendite non facciano più scandalo, che se ne parli come se fosse una cosa normale».

— A Cagliari ha incontrato i precari della scuola e i lavoratori di E Polis. Perché questa scelta?
«Con la scuola il centrodestra ha combinato un disastro cosmico per il presente e il futuro del Paese. Sull’informazione c’è un’emergenza nazionale che è anche un’emergenza democratica».