Peppino Balia (2009)

da La Nuova Sardegna
13 febbraio 2009

«SOCIALISTI,
L'UNICA FORZA
DI SINISTRA»


di Filippo Peretti

CAGLIARI. Peppino Balia è il candidato del Partito socialista alla presidenza della Regione. Dopo la rottura con Renato Soru e sfumata l’ipotesi del terzo polo, il Ps ha deciso di andare avanti da solo. Balia si è presentato per spirito di servizio come capolista nel collegio regionale: avendo due avversari del peso di Soru e Cappellacci non ha molte possibilità di spuntarla (passano i primi due). Perché non si è presentato anche nella sua circoscrizione provinciale di Nuoro? «Avevo già deciso di ritirarmi - risponde - perché ho già tre legislature e non voglio bloccare il rinnovamento dei quadri dirigenti». Balia non sarà più consigliere ma probabilmente resterà segretario regionale del partito: «Si può fare politica anche fuori dalle istituzioni».

- Peppino Balia, lei ha detto: in questa campagna elettorale siamo l’unico partito di sinistra. Come lo spiega?
«In quattro anni e mezzo di legislatura l’unica voce critica e libera è stata la nostra».

- Vi hanno però accusato di slealtà, sino alla rottura finale.
«Essere leali non vuol dire essere subalterni, come ora si pretende».

- Il Pd non è di sinistra?
«Intanto è fortemente lacerato, anche per responsabilità del presidente».

- Questo non c’entra.
«Storicamente è di sinistra, ma i comportamenti lo pongono in un’area indistinta».

- E Rifondazione, Pci e La Sinistra?
«Rifondazione nell’ultimo anno ha tenuto un comportamento schiaciato sulle volontà della giunta senza riuscire a fare risultato sui temi del partito».

- Come mai è saltata la vostra intesa elettorale con La Sinistra?
«Con la formazione di Maurandi e Cugini ci siamo andati vicini. Ma siamo fiduciosi su un incontro alle europee».

- Per via dello sbarramento del 4 per cento?
«Pensiamo anche a Verdi e Radicali».

- Cosa dice dello sbarramento?
«Un fatto antidemocratico».

- Ma non c’è davvero troppa frammentazione?
«No. Alle elezioni europee non c’è alcun problema di stabilità e quindi di maggioranza».

- Con La Sinistra avevate pensato al terzo polo anche con Psd’az e Idv e persino l’Udc?
«Sarebbe sicuramnte nato se avessimo avuto più tempo a disposizione. Ma altri hanno fatto scelte di serenità accasandosi nelle coalizioni».

- La rottura con Soru non è stata certo improvvisa.
«Certo no, è maturata nel tempo».

- Quando è iniziato il dissenso?
«Il primo vero punto di dissenso è stato sul Piano paesaggistico, anche se condividiamo le tutele del territorio»

- Perché lo scontro?
«Sulle regole: cittadini e imprenditori sono ora senza certezza di diritto. Ed eravamo contrari a vincoli così rigidi nell’agro e nei centri urbani. Abbiamo difeso il ruolo dei Comuni. E poi le Intese consentono decisioni fortemente discrezionali persino a ridosso dei 300 metri dal mare e in altre zone ufficialmente tutelate dal Ppr».

- E’ la stessa polemica che c’è stata tra lei e Soru nell’ultimo confronto in televisione.
«Certo. L’ex presidente smentisce tutto, ma solo nelle ultime settimane sono state approvate Intese nei territori di Aglientu, Palau, Budoni, Teulada, Portoscuso, Quartu e infine Tortolì. Quest’ultima per 220 mila metri cubi. Il bello è che la giunta dovrebbe occuparsi solo di ordinaria amministrazione».

- L’altro grande scontro, sino al referendum, è stato sulla Statutaria.
«Della quale non abbiamo condiviso alcuni aspetti dai criteri limitativi per l’indizione dei referendum, e soprattutto la questione del conflitto di interessi».

- Soru ha detto però che la norma è la più avanzata d’Italia.
«E’ una norma che anzichè regolamentare il conflitto di interessi, lo legittima. Non è che da sinistra ne parliamo solo se riguarda la destra. Non ci piace la politica dei due pesi e due misure».

- Infine la legge urbanistica. Rottura inevitabile?
«Noi abbiamo difeso il ruolo del Consiglio, tutti quei discorsi sull’attacco ai vincoli erano solo un pretesto del presidente».

- Per fare la crisi politica?
«Assolutamente sì».

- Perché secondo lei Soru ha voluto le elezioni anticipate?
«Per evitare le primarie».

- Il presidente avrebbe corso dei rischi nel voto all’interno della coalizione?
«Aveva già perso le primarie per la segreteria del Pd, nel secondo caso avrebbe rischiato ancora di più».

- Senta, lei rivendica un primato a sinistra ma la vostra posizione all’esterno della coalizione non può regalare la vittoria al Centrodestra?
«Né io né il partito ci poniamo il problema».

- Siete contro il bipolarismo?
«No, siamo contro il bipartitismo: non consentiamo a nessuno di decidere in casa nostra».

- E il rischio che vinca la destra?
«La reponsabilità ricadrebbe sui partiti di Centrosinistra e soprattutto sul candidato presidente, il cui compito era quello non di sfasciare la coalizione ma di tenerla intatta, e anzi, se possibile, addirittura allargarla».

- Cosa è successo?
«Sino alla fine solo macerie nei rapporti politici».

- La rottura con Soru è stata davvero sul programma?
«Non ci ha consultato e a differenza degli altri partiti ci ha invitato solo a una riunione collegiale».

- E il programma?
«Prendere o lasciare, valeva solo il suo».

- Il vostro in che cosa si differenzia?
«Noi volevamo mettere in luce, nella coalizione, le priorità socialiste.

- Quali sono?
«L’occupazione innanzitutto e il sociale».

- Partiamo dal lavoro.
«Non possiamo perdere neanche un posto. Serve un nuovo piano di sviluppo che metta al centro l’impresa in qualunque settore, ma moderna efficiente e tecnologicamente avanzata».

- Il sociale.
«E’ la questione delle vecchie e nuove povertà. Chiunque governi la Regione deve dare immediate risposte nei primi cento giorni».

- Lei cosa propone?
«Politiche immediate anche di assistenza. Penso anche al reddito di cittadinanza».

- I settori tradizionali?
«Artigianato, agricoltura, pastorizia, turismo, meritano la riqualificazione. Nell’offerta e nell’immagine».

- Per concludere. Non è rischiosa per voi la scelta di andare da soli?
«L’abbiamo detto dall’inizio, è una scelta di coraggio».

- E allora?
«Ma soprattutto di coerenza e di libertà. Il nostro elettorato storico è del 4 per cento, ora è più motivato e ci premierà. Il clima è molto buono».

- Alle elezioni politiche il cosiddetto «voto utile» vi ha danneggiato. Temete anche stavolta?
«No, stavolta non scatterà. Ci sono le preferenze, i voti socialisti resteranno ai socialisti e ne avremo di più da chi vuole difendere le vere battaglie di sinistra».