Walter Veltroni (2009)

da La Nuova Sardegna
28 gennaio 2009

«Sì, mi piace il modello Soru
per la Sardegna è una garanzia»


di Filippo Peretti

«Qualcuno dica a Berlusconi che il candidato non è lui», sbotta Walter Veltroni. Il segretario nazionale del Pd, che in questa intervista conferma la fiducia nel «modello Soru», inizia questa mattina il suo tour di due giorni nell’isola per sostenere il leader sardo del Centrosinistra (ma con appuntamenti quasi sempre separati per non imitare l’invadenza del premier) nella corsa per la presidenza della Regione che si deciderà il 15 e 16 febbraio. Parte, assieme a Soru, dal petrolchimico di Porto Torres per fare poi tappa a Sassari, nel pomeriggio a Olbia e infine ancora a Sassari, da solo. Domani, mentre l’ex governatore sarà a Desulo, Fonni, Villagrande e Lanusei, Veltroni andrà a Nuoro, Mogoro e Oristano.

— Walter Veltroni, lei sta venendo in Sardegna a sostenere la campagna elettorale di Renato Soru. Ma contro Ugo Cappellacci o contro Berlusconi?
«Io sostengo la candidatura di Renato Soru alla guida della Regione. La sua domanda comunque è sintomatica: quale è il candidato del centrodestra? Berlusconi passa il suo tempo non a seguire la crisi ma trascorre i suoi weekend qui nell’isola come se fosse lui il candidato. E a Cappellacci riserva anche qualche battutaccia. E’ lui il primo a non credere nel candidato del Pdl. Perché dovrebbero crederci i sardi?».

— Il Centrosinistra sardo ha detto che quella in corso è una campagna elettorale truccata proprio dall’invadenza del premier e dei suoi ministri e ha denunciato violazioni della par condicio. E’ anche il suo giudizio?
«Beh, il premier viene qui per parlare d’altro e finisce nei telegiornali con alle spalle gli slogan elettorali. A me non sembra normale, la par condicio dovrebbe assicurare ai candidati di parlare di cose concrete in tempi uguali. Qui di Sardegna non si parla e si fanno solo spot elettorali. In questo senso vedo delle violazioni delle regole».

— Condivide la scelta di Soru di querelare Berlusconi?
«La decisione di Soru nasce da affermazioni offensive che nulla hanno a che fare con la polemica politica. Capisco che voglia difendersi da insulti e calunnie personali. Specie se vengono non dal proprio avversario ma da chi dovrebbe avere responsabilità istituzionali».

— Berlusconi sbandiera sondaggi a favore di Cappellacci, Soru lo smentisce. E lei?
«Il problema non è qui: da sempre Berlusconi usa i suoi sondaggi per fare campagna elettorale. Anche quando ha perso diceva che avrebbe vinto».

— Dopo le tensioni che hanno portato alle elezioni anticipate, ora il Pd sardo, in campagna elettorale, sembra muoversi unito. Ma è davvero così?
«Sì e questo è frutto del buon lavoro di Achille Passoni e, più in generale, del fatto che finalmente tutti nel Pd sardo hanno capito che divisi si perde».

— La nomina del commissario era necessaria?
«Voglio ricordare che la soluzione Passoni nasce dal fatto che la segretaria regionale Francesca Barracciu ha generosamente rassegnato le proprie dimissioni proprio per favorire la ricerca di un nome capace di tenere insieme tutto il partito. Ci siamo riusciti».

— La linea del rinnovamento, con la decisione di mettere un tetto massimo di due legislature senza deroghe, è un modello da esportare?
«Io credo che il rinnovamento sia una esigenza che vale qui come nel resto d’Italia. E’ quello che abbiamo fatto anche alle elezioni politiche. E rinnovamento non significa solo candidati più giovani ma anche spazio a personalità che non vengono da precedenti esperienze politiche. E poi rinnovare serve anche a spezzare vecchie rigidità, cristallizzazioni, appartenenze. Quella sarda è una esperienza utile a livello nazionale».

— Nella coalizione regionale di centrosinistra è uscito il Partito socialista, che si presenta da solo. E anche stavolta non è stato trovato l’accordo con il Partito sardo d’Azione, che anzi si è alleato con il Centrodestra. Crede che vi aiuterà a vincere?
«Penso che le alleanza non vadano fatte in funzione di creare a tutti i costi uno schieramento contro qualcuno. Ci si allea attorno ad un programma. Qui in Sardegna il programma c’è e il candidato che lo rappresenta anche. Quindi le alleanze costruite sono coerenti con tutto questo».

— Veniamo a Soru. Da quando lo conosce?
«Da tempo. Ma in quest’ultimo anno l’ho conosciuto meglio».

— Dica che cosa le piace di lui?
«E’ una persona leale, schietta e soprattutto che ama la sua terra. Un sardo vero. Lo chiamai al telefono dopo il suo intervento in sardo in consiglio regionale, che avevo visto su youtube. Ne parlammo e attraverso internet mi fece scoprire il sito web della Regione con le immagini e i filmati storici della Sardegna. Dico questo perché credo che è una garanzia per i sardi essere governati da chi difende e valorizza in questo modo la propria terra. Ed è una garanzia che lo faccia a schiena dritta».

— Qual è la cosa migliore che Soru ha fatto da governatore?
«Per la mia sensibilità, dico innanzitutto l’iniziativa del master and back che ha consentito a 3500 laureati sardi di andare a migliorare altrove la loro preparazione e di rientrare in Sardegna a lavorare e a mettere a disposizione dell’isola i loro saperi. Ma potrei parlare anche della possibilità di aprire un cantiere o un’azienda in venti giorni, o del rafforzamento del sistema dei trasporti aerei che in cinque anni ha portato i voli low cost da 6 a 75, o della crescita del numero degli occupati, come confermato anche nell’ultimo trimestre del 2008. E quindi la tutela dell’ambiente e dell’identità sarda. Insomma, ha garantito la crescita della Sardegna. E di Soru vorrei sottolineare la sobrietà nel modo di governare, cosa che considero un valore».

— Nella legge sul federalismo fiscale, sulla quale vi siete astenuti in Senato, il governo, con un blitz in extremis, ha introdotto un emendamento sul riconoscimento dell’insularità: leva fiscale per equiparare i costi di trasporto via mare a quelli sulla terraferma. L’idea era già stata concordata da maggioranza e opposizione parlamentare, ma alla fine è riuscita a vendersela solo il governo. Vuol dire che Berlusconi è più bravo di voi?
«Vuol dire che Berlusconi semplicemente fa delle forzature di tipo propagandistico. La campagna elettorale è segnata da cose simili: come quando dice di aver parlato con Scaroni per non far fare la cassa integrazione ai dipendenti dell’Eni. Ma che razza di modo è, si usano rapporti e amicizie mescolando ruoli istituzionali e propaganda elettorale. Ma torniamo all’insularità: il provvedimento è giusto ed era stato concordata da maggioranza e opposizione, credo che la gente lo sappia».

— Lei, nel primo giorno del suo tour elettorale, visita subito il petrolchimico di Porto Torres, che in questa fase è diventato l’emblema della crisi industriale in Sardegna e delle speranze di ripresa. La riapertura dei cancelli, e ottenuta da Berlusconi con l’Eni, è vera o è una mossa preelettorale?
«Io vedo una cosa precisa: contro la crisi, qui a Porto Torres come nel resto d’Italia, il governo non ha alcuna idea seria. Non sono stati presi provvedimenti seri per sostenere i redditi e per rilanciare la produzione. C’è una totale sottovalutazione. Si perde il 2 per cento del Pil, centinaia di migliaia di posti di lavoro. E non si fa nulla. Nulla di serio, nulla di paragonabile a quello che stanno facendo gli altri paesi europei».

— E il pacchetto anticrisi?
«Qui da noi il provvedimento anticrisi ammontava a quattro miliardi, con somme che per altro erano solo dirottate da un capitolo di spesa a un altro. In Germania la Merkel sostiene l’industria con cento miliardi di euro, in America si sfiorano i mille miliardi di dollari».

— Ma secondo lei la grande industria nell’isola ha ancora una prospettiva? E quale?
«Certamente sì, soprattutto se si coniugano tre grandi questioni: la capacità industriale, la compatibilità ecologica, lo sviluppo della ricerca. Così potrà essere competitiva e assicurare ricadute positive sull’economia dell’isola. La Sardegna può quindi aspirare a essere il laboratorio di questa rivoluzione ecologica che è la sfida dei nostri giorni».

— Berlusconi assicura che con un progetto “Sardegna verde” si possono creare 15 mila posti di lavoro tra giardinieri e produttori di macchia mediterranea. Gli studenti lo hanno contestato al grido “l’isola non è il tuo giardino”. Lei cosa promette?
«Io credo, qui come altrove, in uno sviluppo che faccia leva proprio sulla salvaguardia dell’ambiente. Ho parlato di green economy, di tecnologie verdi per il risparmio energetico o per la produzione di energie alternative. La visione di Berlusconi sembra basata soprattutto su una nuova crescita edilizia di ville in cui ai sardi è riservato un posto da giardinieri. Eppure questa è una regione tecnologicamente avanzata, che vuole difendere il paesaggio e le coste da nuove invasioni di cemento».

— E’ vero che le elezioni sarde sono un test politico nazionale in vista delle europee? Un test soprattutto per lei?
«Le elezioni sarde servono ad eleggere il presidente della Regione, è il premier che cerca di non parlare di questa terra e di programmi per il suo sviluppo e prova a farne un test nazionale o meglio un voto sul suo nome».

— Visto che lo pensano in molti glielo chiediamo direttamente: pensa che Renato Soru sarà il suo successore al vertice del partito?
«No, Renato Soru, è noto, è una persona seria. Sarà per i prossimi cinque anni il presidente della Regione che ama. E come tale sarà sempre protagonista nazionale del Pd e del centrosinistra