da La Nuova Sardegna
2 febbraio 2009
«Cinque leggi pronte
per restituire
la fiducia ai sardi»
di Filippo Peretti
CAGLIARI. Michele Cossa, 48 anni, ex sindaco di Sestu, funzionario Asl, sposato e padre di due figli, è il coordinatore regionale dei Riformatori sardi, la formazione politica tutta isolana nata dal Patto Segni. Cossa è stato consigliere regionale dal 1999 al 2001, quindi deputato sino al 2006, quando si è fatto da parte senza battere ciglio per consentire, grazie all’intesa con l’Udc, l’elezione al Senato del leader del partito, Massimo Fantola.
— Michele Cossa, chi sono i Riformatori sardi dentro il Centrodestra?
«Siamo la costola identitaria, legati solo alla Sardegna. E’ il nostro valore aggiunto».
— In competizione con il Psd’Az?
«Il Psd’Az è un alleato recentissimo, su basi programmatiche e in opposizione a Soru. Noi siamo alleati storici».
— Non le piace l’accordo con i sardisti?
«Anzi, è molto positiva».
— Mario Segni ha sempre criticato Berlusconi. Non è una contraddizione?
«Nessuna contraddizione. La posizione di Segni è legata all’esperienza nazionale».
— E voi in Sardegna?
«In coerenza col bipolarismo abbiamo scelto dall’inizio lo schieramento liberaldemocratico».
— Si era parlato di un’ipotesi di terzo polo.
«Mai avuta la tentazione».
— Parlate di dialogo, ma in questi cinque anni avete condotto un’opposizione molto dura.
«Una scelta provocata dall’atteggiamento della giunta contro il confronto».
— Il Centrosinisra vi accusa di aver pensato solo a demolire.
«I nostri amici ci dicono che siamo stati anche troppo morbidi».
— Come ha visto la giunta dall’esterno?
«Totalmente disinteressata al dialogo con la società».
— Come lo spiega?
«Il presidente crede di essere il depositario della verità e così ha attuato male anche le scelte condivisibili».
— Cosa salva delle cose fatte dalla giunta?
«L’avvio delle dismissioni delle servitù militari, ma quelle inutili, non quelle importanti per l’economia delle popolazioni e per per la difesa».
— Cosa le è piaciuto di meno?
«La leggerezza con cui ha affrontato la crisi agricola. E l’incertezza in cui, sull’urbanistica, ha gettato i cittadini e persino gli uffici comunali».
— Un giudizio su Soru?
«Ci ha deluso».
— Ma voi non l’avevato votato.
«Aveva creato tante aspettative, anche noi pensavamo che potesse portare una ventata di innovazione e coraggio».
— Non l’ha fatto?
«Solo dichiarazioni enfatiche, non ha inciso nella drammatica crisi del lavoro».
— Voi siete presidenzialisti. Le accuse a Soru vi hanno messo in crisi?
«Un po’ sì».
— Cosa ne avete ricavato?
«Che di fronte a certe interpretazioni esasperate, è opportuno riequilibrare i poteri tra esecutivo e legislativo».
— Un giudizio sugli assessori?
«Soru li ha oppressi, non li ha fatti emergere».
— Almeno un nome.
«Gian Valerio Sanna».
— Perché?
«Ha dialogato con gli enti locali, ma quando Soru gli ha dato margini».
— Il giudizio su Ugo Cappellacci?
«Competente, equilibrato, è in grado di riparare il danno più grave provocato da Soru».
— Qual è?
«Aver lacerato la società».
— Cappellacci è stato imposto da Berlusconi?
«No».
— Vuol dire che avete partecipata alla scelta?
«Certo, è così».
— Perché avete scelto lui?
«Ci si era convinti che era meglio puntare su un volto nuovo e che lui aveva le qualità giuste. Una scelta coraggiosa».
— Perché coraggiosa?
«Cappellacci era poco conosciuto. Ma ha rimediato subito e bene».
— Ma la massiccia presenza di Berlusconi non rischia di danneggiarlo?
«Non mi scandalizza la presenza di Berlusconi come non mi scandalizza quella di Veltroni».
— Ma Soru dice...
«Su questo punto farebbe meglio a tacere».
— Perché?
«Per riuscire a imporre lui Veltroni ha dovuto commissariare il Pd sardo. E ci parlano di autonomia?».
— Nel programma del Centrodestra, qual è il vostro contributo?
«Il tema del lavoro, tutto deve ruotare attorno a questo».
— Cosa farete?
«Abbiamo già predispoto cinque progetti di legge con la coalizione su riforme ed economia».
— Quale sceglie per primo?
«Ambiente e territorio».
— Per superare i vincoli di salvaguardia?
«Assolutamente no. Guai a superarli».
— Che fare allora?
«Vanno calati nella realtà, mentre Soru ha imposto norme avulse».
— Cosa proponete di diverso?
«Ferma restando la tutela, l’uomo deve poter vivere nell’ambiente».
— Assume l’impegno che non si riaprirà la cementificazione delle coste?
«Non ci sarà alcuna cementificazione».
— Lei è stato cinque anni deputato. Cosa ha imparato?
«Il rispetto delle istituzioni, l’importanza di difendere la democrazia in ogni atto che si compie».
— Quale la principale differenza con l’esperienza in Consiglio regionale?
«Il Parlamento è più ordinato nei lavori, c’è più rispetto tra i gruppi politici, si avverte la consapevolezza che se si bloccano le Camere si blocca l’Italia. In Consiglio questo non si sente».