Elias Vacca

da La Nuova Sardegna
2 febbraio 2009

«Stavolta il voto utile
favorirà noi,
ci sarà un ritorno»


di Filippo Peretti

CAGLIARI. Elias Vacca, 44 anni, algherese, sposato e padre di due figli, avvocato, è capolista del Pdci nel collegio di Sassari. Dal 2006 al 2008 è stato deputato e vice capogruppo dei Comunisti italiani alla Camera: un’esperienza che giudica «appagante». Vanta una lunga militanza: nel 1983, a 19 anni, è stato col Pci il più giovane consigliere comunale d’Italia.

— Elias Vacca, un giudizio sulla giunta Soru vista dall’esterno?
«Efficace».

— La cosa migliore?
«La riappropriazione dell’identità e l’investimento nelle intelligenze».

— Mi sarei aspettato che citasse la tassa sul lusso.
«Politicamente mi piaceva».

— Ma?
«Da giurista era opinabile».

— Una cosa che non l’ha convinta politicamente?
«Il G8 a La Maddalena».

— Ma non era necessario dopo l’addio della base Usa?
«Capisco la scelta simbolica, ma Prodi e Soru dovevano pensare proprio al G8?»

— Se lei diventasse assessore, andrebbe al G8?
«Per me decide il partito».

— La sua posizione personale?
«Io non riconosco il G8».

— Un punto qualificante del programma del Pdci?
«Prima di tutto l’istruzione di base, dalla materna all’università».

— Non è un progetto solo vostro.
«Per me è un’idea fissa, soprattutto dopo l’elezione di Napolitano».

— Cosa è successo?
«Stavamo votando alla Camera e non so come ho pensato: perché io sono qui?».

— La risposta?
«Mi ci ha portato il partito, ma il merito vero è dei libri».

— Ha studiato molto?
«Sempre. E lì ho ripensato alla frase di Gramsci citata da Soru».

— “Abbiamo bisogno delle nostre intelligenze”.
«Già. La cultura può non farti ricco, ma ti rende libero».

— La Regione cosa ha fatto in concreto?
«Mentre lo Stato disinveste, ha messo i soldi. Un’inversione di tendenza rispetto al nostro record di abbandono scolastico».

— Risultati?
«A Sassari c’erano trecento posti letto per i fuori sede, ora sono mille. Il master and back, il salario di sostegno. E’ politica sociale».

— A proposito, si è riaperto il conflitto, per il lavoro, su assistenzialismo sì o no. Lei cosa dice?
«In tempi di crisi il sostegno al reddito va dato anche se non è produttivo».

— La prima legge che approverebbe?
«Contro la crisi finanziaria delle aziende agricole».

— Perché?
«Sono al fianco del movimento di Decimoputzu, ho fatto io la norma che ha temporaneamente bloccato le aste».

— Il candidato di Unidade indipendentista, Sollai, propone che si vieti di pignorare le aziende agricole come è vietato pignorare a un avvocato lo studio in cui lavora. Condivide?
«Sì, è una proposta seria, ma non basta».

— Perché?
«Risolve il problema giudiziario. Alla Regione si chiede di occuparsi il conflitto politico con l’Ue e di farsi parte attiva con le banche».

— Un voto a Soru da uno a dieci?
«Più che sufficiente?

— In cifra?
«Otto sul piano politico, sette su quello operativo».

— Sul piano politico?
«Ha acquisito una statura nazionale, soprattutto se vince. E poi, riallargando la coalizione, ci ha fatto sentire utili dopo che per Veltroni eravamo ferri vecchi».

— Sul piano operativo?
«I presidenti di solito agitano i problemi, Soru ha fatto inserire nella Finanziaria dello Stato la norma sulla sanità: ci porta 3 miliardi l’anno. Più federalismo di questo».

— Neanche un neo?
«Uno c’è. Aver contribuito, non meno di altri governatori, a ridurre lo spazio delle assemblee legislative».

— Il giudizio sugli assessori?
«Alcuni buoni, altri meno».

— Nomi?
«Per efficacia promuovo Mannoni, parla poco e agisce bene. Un certo profilo di Dadea. E la giovane Congera».

— E’ di Rifondazione.
«Ha ragione Piras, il segretario del suo partito, da sola non poteva fare di più».

— E’ una ragione sufficiente?
«Ci vuole coraggio a prendere l’assessorato al Lavoro nel pieno di una crisi globale. E ha dimostrato carattere».

— Un giudizio sul candidato del Centrodestra?
«Se hanno scelto Cappellacci vuol dire che gli altri sono impresentabili».

— Severo.
«Guardi, hanno perso male il referendum contro la legge salvacoste e non ne parlano più, Pili è stato bruciato, gli altri parlamentari e consiglieri sono spariti».

— Il Pdci a queste elezioni si ripresenta da solo.
«L’Arcobaleno lo hanno sotterrato gli elettori».

— Avete proposto di fare liste con Rifondazione, ma vi hanno detto di no. Come lo spiega?
«Lo chieda a Rifondazione. Per noi la frattura del 1998 è superata».

— La sconfitta di aprile è la fine della sinistra?
«No. La crisi c’è, ma lì ha pesato il voto utile».

— A favore del Pd?
«Molti me lo dicevano: ti voterei, ma bisogna battere Berlusconi, i sondaggi dicono che Veltroni è lì lì...».

— C’è ancora, per voi, il rischio del voto utile?
«Assolutamente no. Vedo, anzi, un voto di ritorno».

— Ottimista?
«Lo so con certezza. Perché votando lista e presidente ogni voto è utile».