Antonello Cabras (4-2007)

«Sul leader decideremo tutti insieme»

da La Nuova Sardegna del 18 aprile 2007


di Filippo Peretti

CAGLIARI. Dopo aver proposto la ricandidatura di Renato Soru per le elezioni regionali del 2009, il leader indiscusso dei Ds sardi, Antonello Cabras, ha ora un’altra preoccupazione: evitare un incidente con la «fredda» Margherita di Paolo Fadda proprio alla vigilia del doppio «sì» nazionale al Partito democratico. Negando qualsiasi polemica, Cabras spiega in questa intervista che i Ds «hanno un orientamento preciso, come è emerso al congresso, ma non hanno deciso nulla» e che «si deciderà, proprio come dice Fadda, tutti insieme». E i contrasti con la Margherita? «Non sono di merito».

— Antonello Cabras, la Margherita ha preso le distanze con Paolo Fadda dalla ricandidatura di Renato Soru che lei ha lanciato al congresso regionale dei Ds. E’ uno stop?
«Non vorrei che si volesse montare una polemica inesistente».

— Come inesistente?
«Non c’è niente: i Ds non hanno deciso nulla, io non ho notato differenze tra noi e la Margherita e sulla questione di metodo sono persino d’accordo con Fadda».

— Solo che il caso è esploso proprio per le sue parole.
«Guardi, noi abbiamo discusso molto della situazione regionale per le tensioni dei giorni precedenti. Giulio Calvisi ha messo l’argomento al primo punto della relazione. Il congresso ha sentito tutti, anche Soru. Chiamato a concludere, ho registrato che il sentimento non era certo quello di cambiare presidente».

— Per rilanciare la candidatura lei ha fatto notare gli applausi e l’attenzione che era stata riservata poco prima a Soru. Anziché con le primarie, deciderete per acclamazione?
«Chiarito che non vogliamo imporre niente a nessuno, concordo con Fadda che il tema deve essere discusso nel futuro Partito democratico dai futuri dirigenti. Ciascuno andrà alla discussione con la propria idea».

— Ma la vostra è già precisa.
«Per noi Soru sta facendo bene e va confermato. Del resto i presidenti al primo incarico vengono sempre ricandidati quando il giudizio è positivo».

— Date per scontato che Soru sarà riproposto?
«Se alla fine della legislatura il giudizio è positivo e qualcuno ritiene che il presidente sia da cambiare, lo spieghi prima agli alleati e poi ai sardi».

— Questa discussione può essere una mina per il Partito democratico?
«Non vedo alcuna mina, solo due partiti che stanno lavorando solo per quell’obiettivo».

— Deciderete tutto all’unanimità?
«Il Pd sarà un partito grande e plurale, un contenitore di punti di vista diversi. Non si può pensare che sia partito monolitico. Concordo con Fadda: se noi avessimo già deciso qualcosa non sarebbe un buon inizio».

— Il Centrosinistra si dividerà sul leader come prima delle elezioni del 2004?
«Penso proprio di no».

— In caso di disaccordo ci sarebbero le primarie?
«Le abbiamo sperimentate positivamente. Anche se una verifica sul presidente uscente non sarebbe una cosa bellissima. E sarei curioso di sapere chi nel Centrosinistra si candiderebbe contro Soru».

— Nei Ds il problema è risolto?
«Il congresso è stato molto chiaro. Dobbiamo invece concentrarci sulle tante cose che restano da fare. Due anni sono molti, anche per l’umore degli elettori».

— Come si spiega il diverso giudizio della Margherita?
«Sia al suo congresso sia al nostro, Fadda non ha dato giudizio diverso sull’operato della giunta».

— Ma l’accoglienza riservata al presidente e lo stesso atteggiamento del presidente sono stati molto differenti: calore con voi, gelo con la Margherita.
«Evidentemente la Margherita, in sintonia con i suoi consiglieri regionali, considera più rilevanti alcuni problemi che io non nego che ci siano. Mentre noi, tranne un umore nel gruppo consiliare, valutiamo che non siano tali da indurci a dare un giudizio negativo».

— Il problema dell’uomo solo al comando?
«L’unico tema che ho trovato rilevante nei giudizi differenti è il rapporto con le parti sociali. Con toni diversi, ma tutti dicono la stessa cosa: non è soddisfacente il modo con cui si è fatta la concertazione».

— La soluzione?
«Lo stesso presidente ha affrontato l’argomento. Soru dice: anzichè criticare si mettano in campo proposte per arrivare a una sintesi. E’ un punto politico importante su cui sviluppare un confronto».

— C’è un eccesso nel Soru super-governatore?
«Ma non si può fare una critica se un presidente eletto direttamente dai cittadini si comporta diversamente dai precedenti eletti dal consiglio regionale. Le funzioni sono diverse. La mia impressione è che l’elezione diretta non sia entrata bene nella cultura politica regionale. C’è nostalgia dei vecchi poteri del consiglio regionale».

— Lei ha proposto, tempo fa, l’elezione disgiunta. L’idea è sempre valida?
«Sì. Non si poteva fare con la legge statutaria, si potrà fare con la riforma dello Statuto».

— Quale il vantaggio dell’elezione disgiunta?
«Le funzioni del presidente della giunta sarebbero separate da quelle del consiglio regionale. Con il presidenzialismo puro si risolverebbero tutti gli equivoci. I due poteri, quello esecutivo e quello legislativo, sarebbero obbligati a convivere, con regole certe».

— Come giudica il fatto che la Cdl, da sempre presidenzialista, contesti oggi Soru sul presidenzialismo?
«E’ una malattia italiana non riuscire a separare la funzione dalla persona».

— Cioé la Cdl vuole attenuare il presidenzialismo per contestare Soru?
«Esatto. Ma in questo gioco, per la verità, ci siamo cascati anche noi».

— Con Berlusconi?
«Esatto. Quando la Cdl ha fatto la riforma della Costituzione noi abbiamo contestato alcune scelte, come il potere del premier sui ministri, che oggi stiamo riproponendo».

— Si assolve per quell’atteggiamento?
«In parte sì. Eravamo condizionati».

— Da che cosa?
«Veder cambiare la Costituzione da quella maggioranza e con Berlusconi ti tremano le vene ai polsi».