Ugo Cappellacci

L'uomo garbato che vuole fare
il governatore della Sardegna


da La Nuova Sardegna
del 9 gennaio 2009


di Filippo Peretti

L’avventura del grande sconosciuto di queste elezioni regionali inizia cinque mesi fa con un blitz che sulle prime fa poco rumore. E’ il 6 agosto, il giorno che il mondo ricorda per la bomba atomica su Hiroshima. Mentre Renato Soru a La Maddalena fa fatica a festeggiare il suo cinquantunesimo compleanno preso com’è tra improvvise polemiche sul G8 e l’assemblea dei dissidenti del Pd, Ugo Cappellacci viene nominato a sorpresa coordinatore regionale di Forza Italia. E affida la sua dichiarazione inaugurale alle agenzie: «In Sardegna - dice - ci accingiamo a una sfida fondamentale per la riconquista della Regione». Sembra una frase scontata e quindi insignificante, dato che a nessuno può venire in mente che il Candidato sia proprio questo commercialista così poco noto al grande pubblico persino a Cagliari, dove da quattro anni è assessore. Solo lui e coloro che lo hanno scelto proprio per puntare sulla novità, da Silvio Berlusconi a Neris Verdini e Romano Comincioli, sanno che la parola «sfida» pronunciata da Cappellacci non è casuale ma è un preciso obiettivo politico. E personale.

Chi è il Carneade che in un mese e mezzo può diventare presidente della Regione scalzando il sardo di cui oggi si parla di più non solo nell’isola? Non avendo come Renato Soru un cognome doc, Cappellacci si è subito affrettato a far sapere di essere «sardo da almeno tre generazioni».
Il nonno, Ugo, è un imprenditore che a Iglesias ha un’azienda per la lavorazione del sughero della Gallura. Il padre, Giuseppe, si laurea a Cagliari e nel capoluogo sardo diventa commercialista. Quando nasce Ugo junior, nel 1960, Giuseppe Cappellacci è già uno dei più affermati. A cavallo degli anni Settanta e Ottanta, quando Ugo non ha ancora terminato l’università, lo studio di via Zagabria è frequentatissimo. Anche da un imprenditore ancora poco noto ma molto ambizioso: Silvio Berlusconi. Giuseppe Cappellacci, amico di Fedele Confalonieri, diventa infatti il punto di riferimento degli affari immobiliari della Edilnord che in Sardegna sono gestiti da Romano Comincioli. E’ l’epoca del mega progetto di Olbia 2, poi trasformato in Costa Turchese. E’ l’epoca dell’acquisto di terreni e delle prime delle sette ville sarde del costruttore che sta facendo fortuna con la televisione privata e la pubblicità. E’ a Cagliari, nello studio di via Zagabria, che nasce il complesso disegno societario di Canale 5, inizialmente frazionato in numerose realtà in tutta la penisola. La gestione di questo fortunato avvio che porterà il Cavaliere a fondare il suo impero mediatico, è affidata proprio allo studio Cappellacci.

Ugo è poco più di un ragazzo quando conosce Berlusconi, ormai amico del padre, e frequenta le sue residenze. (Nella sua prima intervista da candidato, rilasciata ad Antonello Caporale per Repubblica a fine dicembre 2008, Cappellacci sintetizzerà così quel periodo: «Mi ero appena diplomato al liceo e già varcavo il cancello di Arcore. Ho una frequentazione antica col Presidente al quale sono legato da affetto autentico»).

Appena laureato, inizia a lavorare nello studio di famiglia. Ottiene la specializzazione frequentando i corsi della Scuola di direzione aziendale dell’Università Bocconi di Milano e della Luiss Management di Roma. E si afferma. (Racconterà ancora: «Ho goduto delle relazioni di mio padre, non sarei sincero se lo negassi. Penso comunque di aver dato prova delle mie capacità, della voglia di innovare, di costruire qualcosa per la mia isola, dell’onestà»).

I rapporti con Berlusconi e le sue società restano stabili e nel 1994, quando l’imprenditore grande amico di Bettino Craxi decide di scendere direttamente in politica, a Ugo Cappellacci viene proposta la candidatura in Forza Italia. Alle elezioni regionali il designato alla presidenza è Ovidio Marras, l’avvocato sardo di Berlusconi, che però perde il confronto con il progressista Federico Palomba. Cappellacci dice no: preferisce continuare a seguire lo studio che il padre, che scomparirà dopo una decina di anni, gli affida sempre di più. Oltre che lo studio e i clienti, dal padre eredita anche le buone maniere: non alza mai la voce, si muove con garbo e rispetto, è pronto al sorriso.

Le cronache iniziano a occuparsi di Ugo Cappellacci nel 2001, quando, anziché in politica, scende nel mondo dell’impresa anche se non con una propria azienda: viene nominato dai canadesi presidente della Sardinia Gold Maining, la multinazionale - c’è anche capitale australiano - che dal 1996 è autorizzata a divorare intere colline della Marmilla per cercare oro. All’inizio del 2003, Cappellacci, pare per contrasti con i proprietari, lascia questo Eldorado che ha deturpato l’ambiente e diventa, suo malgrado, protagonista di una polemica che lo turba. In un blog in cui si denuncia la distruzione del territorio per un’operazione che ha arricchito solo la Sgm, Cappellacci viene accusato di aver ottenuto quel ruolo dirigenziale perché di «fede massonica di rito scozzese». «La disinformazione - replica con una lettera al sito - è una delle cose più tristi, forse seconda solo all’anonimato». E invita chi è interessato a un «confronto leale». Sull’argomento ritornerà, a fine dicembre 2008, quando, già candidato alla presidenza della Regione, si riparla della sua presunta iscrizione alla massoneria e della disastrosa corsa all’oro. E preciserà: «Ho rispetto delle idee altrui, quindi anche di chi ha aderito alla massoneria, ma non sono mai stato iscritto ad essa». E a proposito della Sgm: «Ho denunciato con le mie dimissioni che la compagine sociale non assicurava adeguate garanzie per il ripristino e la salvaguardia ambientale. Mentre Soru non ha manifestato altrettanta preoccupazione nel corso delle sue visite presso la miniera».

Nell’autunno del 2003, pochi mesi dopo le dimissioni dalla Sgm, Cappellacci torna agli onori della cronaca. Entrata in crisi la giunta di Mauro Pili, il Centrodestra affida la presidenza a Italo Masala, di An, il quale, con i voti del Psd’Az, riesce a evitare le elezioni anticipate perché spaventato dall’improvvisa ascesa politica di Renato Soru. A Cappellacci viene affidato l’assessorato al Bilancio. Si comporta da tecnico, si muove con rispetto nel rapporto con la politica e riesce a farsi approvare la Finanziaria nonostante la bagarre preelettorale. Ma quando, dopo la vittoria, Soru con l’assessore Francesco Pigliaru inizierà l’opera di risanamento del Bilancio, il Centrosinistra metterà anche Cappellacci sotto accusa per un «buco» senza precedenti.

L’esperienza di assessore regionale per Cappellacci è poco felice non solo per lo scontro sul disavanzo. Diventa un dramma personale perché la magistratura lo indaga in due inchieste clamorose: gli scandali Fideuram (presunte truffe finanziarie a danno della Regione) e Cisi (un centro di consulenza aperto e subito chiuso dall’amministrazione di Centrodestra). Cappellacci riuscirà a uscirne indenne: su Fideuram viene prosciolto in istruttoria, sul Cisi la sua posizione viene subito archiviata. Quando nel 2008 toccherà a Soru essere indagato per il caso Saatchi, il dirigente politico Cappellacci si distinguerà da suoi amici di partito e non dirà una sola parola. Garantismo? «Non è solo questo, so cosa si passa quando si è indagati - risponderà - e non lo auguro a nessuno».

Nel 2004, subito dopo le elezioni vinte da Soru, Cappellacci entra ufficialmente in politica e non più da tecnico. A fine agosto il neo coordinatore regionale Piergiorgio Massidda, che ha il compito di riorganizzare tutto, lo nomina commissario di Forza Italia per la Provincia di Cagliari. E il sindaco Emilio Floris, che dopo quattro anni avrà qualche motivo per pentirsene perché nella nomination che conta sarà superato proprio dalla sua creatura, lo sceglie per l’assessorato al Bilancio.

Cappellacci inizia questa doppia attività politica e istituzionale con le consuete buone maniere ma senza riuscire quasi mai a fare notizia. Niente polemiche frontali. Sembra, anzi, che non cerchi i riflettori. Sino al 6 agosto 2008.
Quando, come s’è visto, più che coordinatore sardo di Forza Italia viene nominato, in gran segreto, candidato alla presidenza della Regione, Cappellacci ha improvvisamente bisogno di farsi conoscere. E rapidamente. Perché da mesi, a causa degli scontri nel Centrosinistra sulle primarie, si ipotizzano le elezioni anticipate. Alla vigilia di Ferragosto, fresco di nomina, polemizza con il presidente del Veneto, Galan, che si era pronunciato contro le Regioni speciali e quindi anche contro la Sardegna. Ai primi di settembre organizza, assieme a Pili, la campagna per il referendum del 5 ottobre contro la legge salvacoste. Si impegna in tutte le province ma i più maliziosi dicono che lo fa pensando più a promuovere se stesso che a far vincere Pili, pericoloso rivale nella corsa per la presidenza. E infatti la sconfitta referendaria penalizza Pili e non lui, che ripiega subito su un altro tour: quello per la nascita del Pdl.

Viste le crescenti tensioni nel Centrosinistra, gli alleati gli mettono fretta per la scelta del leader. Cappellacci partecipa a numerosi dibattiti, ma riesce sempre a prendere tempo: «Ci siamo vicini, siamo quasi pronti», ripete ogni volta. Il 21 novembre, quattro giorni prima delle dimissioni di Soru, parla alla convention per la confluenza di Forza Italia nel Pdl per dire che il rinnovamento, all’interno di regole certe, deve premiare non i fedeli ma i capaci e parla dell’esigenza di coniugare efficienza e solidarietà. Assicura pieno appoggio al coordinatore nazionale Verdini, il quale, gentilmente ricambierà.
Siamo all’oggi. Arrivano le prime elezioni anticipate della storia della Regione e il nome di Cappellacci viene fuori due giorni dopo lo scioglimento ufficiale del Consiglio regionale. Emilio Floris, che ci sperava, è visibilmente deluso. A consolarlo è lo stesso Cappellacci: prima nella conferenza stampa del Comune per il bilancio dell’anno e poi nella visita a Villa Certosa. Il neo leader del Centrodestra ottiene il sostegno del premier in campagna elettorale e il rivale del Centrosinistra, ne approfitta per denunciare il «colonizzatore», scelto come l’avversario vero, e ripescare lo slogan del 2004: «Meglio Soru». Cappellacci ne sforna un altro («La Sardegna ritorna a sorridere») per sfruttare a suo vantaggio un dato psicologico che può influenzare l’elettorato.

Il duello è iniziato, il finale è incerto. E un blogger amico di Soru avverte pubblicamente: «Attenti, Cappellacci non è un frillo».

(da La Nuova Sardegna, 9 gennaio 2008)