Antonello Cabras (2001)

«Un governo Polo-Lega è dannoso per l’isola,
alla Regione sarà crisi del Centrodestra»

di Filippo Peretti

CAGLIARI. Antonello Cabras, segretario e capolista dei Ds nella quota proporzionale della Camera, ha fatto parte dei governi Prodi e D’Alema come sottosegretario e rivendica con forza i meriti del Centrosinistra, anche per la Sardegna. E denuncia il «pericolo» di un governo del Polo con la Lega. Presidente della Regione dal 1991 al 1994 (realizzò per la prima volta il «governissimo» con Dc e Pds anticipando l’Ulivo), prevede che subito dopo le elezioni ci sarà la crisi della giunta di Mario Floris. Con questa intervista si chiude il nostro viaggio tra le liste del proporzionale.

— Onorevole Cabras, qual è la vera posta in gioco delle elezioni?
«La vittoria del Polo e in particolare del personaggio Berlusconi sarebbe un blocco del processo di trasformazione del Paese, sarebbe un salto indietro. In cinque anni di governo di Centrosinistra sono state eliminate quasi tutte le anomalie dell’Italia: dal disavanzo all’instabilità. La vittoria dell’Ulivo consentirebbe di far progredire il sistema Italia e di metterlo persino in posizione di vantaggio».

— Davvero temete un’involuzione democratica?
«Berlusconi si propone come leader politico ma anche come antitesi della politica. Non presenta programmi ma slogan, trasmettendo il messaggio inquietante che dirigere la politica e le istituzioni è come dirigere un’azienda».

— Questa anomalia è legata al caso delle Tv?
«Non solo. Nel suo modo di rappresentarsi Berlusconi somma contraddizioni non superabili. Il suo non è un messaggio rassicurante: è una miscela esplosiva».

— Perchè?
«Non può mantenere neanche una delle sue promesse: aumentare di tanto le pensioni e nel contempo ridurre di tanto le tasse, riempire l’Italia di autostrade».

— L’Ulivo, a causa della litigiosità interna, appare però una coalizione più debole.
«Il confronto interno sembra una debolezza ma è una ricchezza. Il nostro messaggio è più rassicurante: l’Ulivo è una coalizione di partiti che hanno una storia e valori che non hanno età. Il dibattito dimostra attaccamento a ideali, democrazia, rapporto con gli elettori. La politica non può essere quella di chi, essendo il padrone, calca un pulsante e dà gli ordini».

— E qual è il valore che contrappone l’Ulivo?
«Una società che si rafforza e progredisce tutta insieme. Non abbiamo nel nostro Dna la linea delle due velocità, che è presente nel Polo quando prende atto che la Lombardia va fa forte e il Sud è lento. E’ la logica della destra: cammina se hai benzina, altrimenti arrangiati».

— La differenza, quindi, sta nella solidarietà?
«Nel tipo di solidarietà. Il Polo dice: aiutiamo chi resta indietro. Mentre noi diciamo: anzichè dare un pesce ti aiutiamo a imparare a pescare. E’ una bella differenza».

— Quali sono, in questa prospettiva, le vostre priorità programmatiche?
«Innanzitutto partiamo da ciò che è successo in Italia. Guardiamo il Mezzogiorno e paragoniamolo a quello del 1996: i progressi sono evidenti come indicano gli indicatori sul prodotto interno lordo e l’occupazione. Lo schema non è più l’intervento diretto dello Stato ma la funzione del governo di creare le condizioni perchè le imprese si insedino e investano. Tutto il capitolo della programmazione negoziata, che ha interessato fortemente la Sardegna, dice che è la strada giusta».

— Significa privilegiare il Sud rispetto al Nord?
«Noi non dividiamo il Paese. Significa che bisogna aiutare il Nord ad affrontare i suoi problemi, ad esempio a reggere la sfida dell’economia occidentale, e nel contempo garantire al Sud stesse condizioni di competitività».

— Per la verità ora lo dice anche Bossi.
«Parole. Perchè la politica che propone è un danno per il Sud e la Sardegna. Non dice diamo la lenza per pescare, ma offre, tutt’al più, qualche cassetta di pesce».

— Ma il Polo giura sul Bossi meridionalista.
«Al di là degli slogan bisogna vedere come la Lega ha votato in Parlamento. Per fortuna c’era una maggioranza di Centrosinistra, altrimenti la Lega e il Polo, nella legge sul federalismo, avrebbero previsto appena il 10 per cento delle risorse per il riequilibrio del Paese, mettendo in discussione persino i servizi essenziali che oggi esistono anche in Sardegna. Altro che creare competitività. Se dovessero vincere, le loro proposte sarebbero approvate. Per questo votare Casa delle libertà con la Lega è un voto contro la Sardegna. E’ bene che gli elettori sardi del Polo lo abbiano ben chiaro».

— Il Centrodestra dice che dannoso per la Sardegna è stato il governo dell’Ulivo.
«In cinque anni le realizzazioni sono state numerose. Il Polo oggi spaccia per una propria vittoria la legge sulla continuità territoriale, ma in Parlamento ha votato contro perchè è una nostra proposta, nostra di parlamentari sardi del Centrosinistra. E ci sono poi il metano, gli investimenti per i porti, gli aeroporti, le strade, tutto il capitolo della programmazione negoziata e così via. Se ci sono ritardi è colpa della giunta di Centrodestra. E che dire del programma di Berlusconi? Promette autostrade dappertutto tranne che in Sardegna, alla faccia di quanto predica il suo rappresentante sardo».

— Si dice che il Centrodestra sardo è l’esempio di come sarebbe il governo del Polo. E’ d’accordo?
«Non proprio. Il governo della Casa delle libertà avrebbe Berlusconi come padrone assoluto, noi qui abbiamo un presidente travicello e una giunta debole politicamente perchè nata con un ribaltone, senza investitura popolare, alla mercè dei singoli consiglieri».

— Berlusconi ha però detto che Mario Floris resterà presidente.
«Non ci credo. Questo giunta cadrà all’indomani del voto: non è caduta prima per ragioni di opportunità. Le contraddizioni sono troppo forti, il caso Cossiga è solo uno dei tanti che dimostrano che è una coalizione che di coalizione non ha niente».

— Quali sbocchi in caso di crisi?
«L’unica cosa certa è che noi non ci presteremo a pasticci».

— Il Polo a Roma vi ha accusato invece di praticare i ribaltoni.
«Le cose che dicono Berlusconi e Fini dimostrano che il Polo è privo di cultura politica: mitizzano una giunta fatta di ribaltoni e a Roma attaccano D’Alema. Una politica così non ha respiro. Il disagio di Cossiga è anche questo».

— Quale è la differenza tra voi e il Polo sull’idea di Sardegna?
«Intanto il Centrodestra sardo è liberista quando parla di Roma e assistenzialista nell’isola. Basta vedere il bilancio della Regione. L’Ulivo, che ha senso delle istituzioni e senso di responsabilità, si vede costretto a farsi carico delle loro insufficienze».

— Il Centrodestra dice invece di aver trovato il deserto.
«E’ un falso. La Sardegna ha diversi punti di forza. Il turismo, l’industria, la new economy, sviluppatasi nell’isola grazie all’intuizione della Regione di qualche anno fa. Sono punti da rafforzare e bisogna crearne altri. Il Centrodestra non ha queste idee, ma un’accozzaglia di slogan da vendere a seconda dei territori».