Antonello Cabras (2010)

"Autonomia aggredita"
Da La Nuova Sardegna del 25 giugno 2010
Oggi a Sassari convegno sulle riforme
“Con Renato Soru negli ultimi mesi abbiamo avuto
tante occasioni di dialogo e convergenze”

di Filippo Peretti

CAGLIARI. Oggi a Sassari (aula magna dell’università) si discute dell’autonomia speciale in rapporto al federalismo. Nel convegno organizzato dal Centro studi Paolo Dettori, di mattina, dalle 9.30, sono in programma le relazioni dei costituzionalisti, di pomeriggio, dalle 15.30, gli interventi sugli scenari politici. Una di queste relazioni sarà svolta dal senatore del Pd, Antonello Cabras, presidente della Regione dal 2001 al 2004.

Antonello Cabras, qual è il suo giudizio sullo stato dell’autonomia speciale oggi?
«E’ abbastanza aggredita da varie parti, innanzitutto in sede nazionale, ma anche in sede regionale».

Come difenderla?
«La maniera migliore è governarla bene. Invece i comportamenti degli attuali governanti della Regione la stanno mettendo a dura prova».

C’è chi, considerandole ormai anacronistiche, vuole abolire le specialità. Come rispondere?
«Sono obiezioni non nuove. Bisogna sapere dimostrare che la specialità è attuale ma contemporaneamente bisogna ripensarla».

Le condizioni dal 1948 sono cambiate. Come ripensarla?
«Il terreno è diverso, ora occorre rafforzare la sovranità della Regione nel rapporto con lo Stato centrale. Ci sono cose che sappiamo o possiamo fare meglio».

A proposito di sovranità. Il Psd’Az ha proposto un confronto sull’indipendentismo. Come rispondere?
«Dico sì a un confronto istituzionale. Le grandi riforme, come quella dello Statuto, vanno discusse tutti assieme».

Il suo partito, il Pd, e l’intero centrosinistra hanno risposto di no, dicendo che per dialogare è necessario che i sardisti escano dalla maggioranza di centrodestra.
«Io penso che le questioni istituzionali debbano essere distinte dai programmi e dagli assetti di governo».

Quindi non sarebbe un inciucio.
«Tenendo separate le questioni istituzionali da quelle di governo non si può essere sospettati di volere chissà che cosa».

E il rapporto con il Psd’Az?
«Certo sarebbe assurdo che trovando convergenze forti sullo Statuto non si parli di questioni politiche. Sono cose che aiutano a compiere passi successivi».

Qual è il suo giudizio sulle ultime elezioni amministrative?
«Sono molto contento che il centrosinistra abbia mantenuto le posizioni, tranne che in Gallura, dove però nessuno scommetteva. Ma non posso non vedere l’incrementarsi dell’astensionismo».

E’ a un livello preoccupante?
«Quello del secondo turno è al livello di guardia».

Il presidente della Regione dice che la causa principale è la disaffezione dei sardi per le Province.
«Non è così. Il voto provinciale ha sempre attratto di meno, storicamente. Quello che allarma è il trend negativo: il calo è ormai costante e si sta dilatando».

Che fare?
«Bisogna riflettere bene sul rapporto tra i cittadini, la politica e le istituzioni. In gioco c’è la vita democratica. Serve l’impegno di tutti».

Al convegno di Sassari sul federalismo lei si confronterà anche con Renato Soru, come qualche mese fa a Cagliari. Siete stati i protagonisti dello scontro alle primarie del Pd, nel 2007, che hanno poi condizionato tutta la fase successiva. Qual è oggi il vostro rapporto?
«Dentro il Pd il rapporto si sviluppa su opinioni di merito. Nell’ultimo periodo abbiamo avuto numerose occasioni di dialogo e abbiamo registrato convergenze».

C’è chi vede in questo dialogo un vostro riavvicinamento su questioni politiche.
«Non c’è e non c’è mai stata in questi confronti una sorta di pre-trattativa».

Quali convergenze avete registrato?
«Nell’analisi del rapporto tra Stato e Regione, su cambiare autonomia, sul contenzioso per le risorse finanziarie, sulla qualificazione dei poteri della Regione».

E sul piano più strettamente politico?
«Ho visto che per i ballottaggi Soru si è impegnato per far vincere il centrosinistra, anche a Nuoro, che era la posizione più delicata».

Lei nel Pd sardo sostiene Silvio Lai, Soru no. E’ per caso alle porte un cambio di maggioranza interna?
«No. Il segretario regionale è uscito dalle elezioni confortato sulla linea politica del rapporto con gli alleati. Senza il rilancio della coalizione si sarebbe perso in diverse parti. Con la matematica non si scherza. Quindi non serve discutere di assetti, il segretario sta sviluppando con tutto il centrosinistra un approfondimento programmatico per costruire un’alternativa forte al centrodestra».

E nel partito?
«La linea è quella del pluralismo, che garantisce rapporti sereni. Gli avversari sono altrove, non dentro».

Dopo la vittoria alle Provinciali, il centrosinistra ha lanciato la sfida per il Comune di Cagliari, da sempre governato dal centrodestra.
«Giusto. Una debacle del centrodestra anche a Cagliari potrebbe favorire e addirittura anticipare cambiamenti alla Regione».